Una fotografia, nel senso più letterale del termine, dell’Europa dell’Est dal 2015 ad oggi: è il progetto intrapreso dalla fotografa romana Benedetta Ristori, partita alla scoperta delle architetture del periodo socialista, e che ha portato poi alla pubblicazione del libro East.
Il libro sta raccogliendo fondi con una campagna di crowdfunding – che terminerà tra una settimana esatta – per vedere definitivamente la luce, date un’occhiata e sostenete il progetto se vi va, manca pochissimo per farcela.
Dovessi presentarti in 5 parole, cosa diresti di te?
Sono disordinata, istintiva, ansiosa, creativa e appassionata.
Dal 2015 al 2018 ti sei occupata dell’Europa dell’est, con un reportage che sta diventando un libro: come mai? Cosa ti ha portato proprio lì?
Il punto di partenza del progetto è stata una grande passione per le architetture del periodo socialista, in particolare per l’architettura di Belgrado – Novi Beograd – e per gli Spomenik, memoriali costruiti in ex Jugoslavia durante il periodo di Tito per commemorare le vittime di guerra. Da quel momento ho cominciato a studiare la storia di questi paesi, e da subito ho sentito la necessità di conoscerli e, in seguito, di raccontarli.
Qual è stato l’elemento che ti ha colpito di più di quei posti?
Come primo elemento sicuramente la storia. Queste nazioni hanno vissuto capitoli bui e in epoche non lontane.
“Le cicatrici sono percepibili ma si respira anche aria di cambiamento e di recupero. Confido che questo corrisponda a realtà, oggi come nel futuro.”
Le architetture che mi appassionano sono strettamente legate a un periodo storico, e, come dicevo, sono state il punto di partenza del progetto. Il territorio è composto da paesaggi molto intensi. Nonostante mi sia concentrata maggiormente sul lato urbano, ho cercato di inserire anche l’aspetto naturale per creare un racconto variegato di tutti i paesi.
La ricerca estetica è potente in queste fotografie, nonostante “il bello” non sia il soggetto principale. Come si ottiene questo risultato? È l’analogico che aiuta in questo senso?
Penso che questo risultato sia una combinazione di luci, colori e atmosfere.
Ho cercato di riprodurre le sensazioni che questi luoghi mi hanno suscitato nel profondo, cercando di rappresentare la poesia di ciò che mi circondava. L’uso dell’analogico ha sicuramente inciso, ma penso che la maggior parte dell’impatto venga dagli scenari stessi, dal soggetto più che dallo strumento.
Al momento East è oggetto di una campagna di crowdfunding per essere prodotto e pubblicato. Qual è la tua esperienza con questo tipo di raccolta fondi? Cosa ti sta sorprendendo di più?
Non avevo mai affrontato una campagna di crowdfunding prima, per me è la prima volta, e devo ammettere che è un processo impegnativo e complesso. Quello che mi ha stupito è stato il grande riscontro che il progetto ha ricevuto a livello internazionale, in molti hanno contribuito dall’Australia, dal Giappone, dagli Stati Uniti e da numerosi paesi d’Europa.
È stato anche sorprendete il supporto da parte di riviste e portali che si occupano di fotografia, posso dire di ritenermi molto fortunata e soddisfatta dei risultati.
Fin dalla prima foto scattata sapevi che alla fine ci sarebbe stato un libro?
In realtà sì. Fin dall’inizio ho cominciato ad ideare il progetto con l’intento di racchiudere poi il materiale in un libro, poiché la maggior parte delle cittadine, monumenti e architetture che ho fotografato hanno una forte storia alle loro spalle. Attraverso il libro ho modo di raccontare questo passato e creare un confronto con il presente, non solo attraverso le foto ma anche attraverso testi di approfondimento.
C’è stato invece qualcosa che ti ha assolutamente stupito, fuori da programmi e previsioni?
La più grande sorpresa è stata che mi sono innamorata della maggior parte dei luoghi che ho visitato e delle persone che li abitano. Mi piacerebbe avere la possibilità di trascorrere più tempo in Serbia o in Romania, due nazioni che mi hanno conquistata.
Come si compone il libro?
Il volume, a copertina rigida e rilegato a filo, conterrà sessanta foto selezionate dalle circa centoventi immagini totali che compongono il progetto. Le foto saranno introdotte da due testi scritti dalle autrici Gaia Palombo e Sasha Raspopina. Oltre a questo, nella sezione finale del libro, ci saranno dei contenuti di approfondimento riguardanti la storia dei luoghi ritratti.
Al momento di cosa ti stai occupando? Quale nuovo progetto stai sviluppando?
Durante gli ultimi mesi del 2017 ho cominciato un nuovo progetto, ancora non pubblicato, a cui spero di poter ritornare presto a lavorare. Si tratta del mio primo progetto documentaristico in Italia, e purtroppo ancora non posso dire molto altro al riguardo.
Altro progetto momentaneamente in stand-by è Lay Off, una serie riguardante i lavoratori notturni in Giappone.
THE LAUNDRY ROOM
Email o watsapp?
Email.
Colazione o cena?
Colazione.
Il tuo peggior incubo.
Una stanza chiusa piena di insetti.
In viaggio: mai senza?
Macchina fotografica e diario per le annotazioni.
Prossima meta?
La Russia.
Estate o inverno?
Inverno.
Una mania segreta.
Evitare che ci siano soldi o cappelli sul letto, per scaramanzia.
La parola che ripeti più spesso senza accorgertene?
Da brava romana l’intercalare “Cioè”.
Un grande sogno.
Esporre le mie foto in musei che solitamente visito da spettatrice.
Cucinare o take away?
Cucinare.
Da bambina volevi fare…
La ballerina.
Published on Polpettas Magazine. English version available.