Il 26 aprile del 1937 la piccola cittadina basca di Guernica, nel nord della Spagna, viene bombardata durante la guerra civile spagnola, e il primo maggio, a pochissimi giorni di distanza, Pablo Picasso mette mano al primo bozzetto che porterà poi in un solo mese alla realizzazione di una delle opere più famose e importanti del ‘900, Guernica.
In ogni città c’è un posto speciale in cui rifugiarsi, per pensare, passeggiare, cercare ispirazione. Qui a Madrid uno dei nostri preferiti è il museo che ospita –fra l’altro- proprio Guernica di Picasso: il Reina Sofia (all’anagrafe, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía – MNCARS). E non soltanto perché tutti i giorni l’entrata è gratuita dalle h.19 alle h.21.
Gli ampi corridoi e le un po’ labirintiche sale potrebbero irritare i visitatori che vengono per la prima volta e non riescono ad accedere senza perdersi alla propria meta, ma a noi piacciono… e anche ai fantasmi del Reina Sofia!
Si narra infatti che durante gli anni in cui l’edificio principale –edificio Sabatini– era ancora un ospedale, l’Hospital General de Madrid, di notte si udissero strani rumori e grida, e il mistero è proseguito fino a quando le guardie giurate dell’ormai museo d’arte, allarmate dagli ascensori che di notte si attivavano da soli, obbligarono nel 1992 il direttore a richiedere dei sopralluoghi da parte di psicologi “acchiappafantasmi”. Assicuriamo che è tutto vero, tutto realmente accaduto… ma noi di Nuok siamo coraggiosi e non ci spaventa nulla, nemmeno i fantasmi!
Accedendo dall’entrata Sabatini la prima cosa che ci si ritrova davanti è il cortile interno. Non è semplicemente un cortile nascosto ad occhi indiscreti: soprattutto ospita una scultura mobile di Alexander Calder. I pezzi colorati, in costante equilibrio ma sempre in movimento sono ipnotici, si potrebbe stare ore ed ore ad osservare l’opera dello scultore americano. Ma non ci fermiamo subito qui, questo ce lo teniamo per il gran finale.
Iniziamo invece dalla sala della collezione permanente al piano terra: a sinistra, in fondo al corridoio, si accede alle sculture di ferro ossidato di Richard Serra, l’opera dal titolo Equal-Parallel: Guernica-Bengasi (Igual-paralelo: Guernica-Bengasi), creata appositamente per il museo in occasione dell’inaugurazione nel 1986. Uscendo dal fondo della sala, rifacciamo a ritroso lo stesso percorso passeggiando al fianco dell’opera I Saw It in Bologna (Lo vi en Bolonia) dello spagnolo Juan Muñoz che, come si deduce dal titolo, riprende i meravigliosi portici di Bologna per parlare dell’idea spazio e del concetto di città.
Ritornando verso l’entrata imbocchiamo il passaggio sulla destra che porta agli ascensori di vetro e, a meno ché non soffriate di vertigini, pronti a godervi questo viaggio verso l’alto! A noi piace iniziare dal quarto e ultimo piano, in cui solitamente vengono allestite mostre temporanee, per cui quel che si trova qui è sempre una piacevole sorpresa.
Scendendo poi al terzo piano, oltre ancora a tanta arte contemporanea, sempre con mostre temporanee, si potrà approfittare per fare una prima pausa sulla terrazza del nuovo edificio Nouvel. Basta seguire le frecce “Conexion Nouvel” per oltrepassare il limite del vecchio edificio e ritrovarsi sul tetto di quello nuovo. La vera magia la fa la copertura, in vernice rossa che riflette il quartiere circostante, creando uno strano “effetto specchio”.
Si riprende il tour, destinazione –finalmente- il secondo piano, la fatidica sala 206 del museo (dove abbiamo davvero rischiato scattando alcune foto, contrariamente al rigidissimo regolamento) e l’imponente Guernica. Arrivando con l’ascensore l’opera si troverà esattamente di fronte a voi, in linea d’aria, al di là del cortile interno, per cui percorriamo i corridoi fino alla meta approfittando per ammirare la collezione dei Surrealisti, in particolare Dalì e Mirò.
Sempre dritto, sempre dritto, ed ecco la sala Arte y culura en el exilio. (Art and culture in the exile),una speciale esposizione con tantissime opere, molte di Picasso, e lì al centro, lei, Guernica, tre metri e mezzo per quasi otto di larghezza di puro genio. L’allegoria che presenta, della distruzione, della guerra, della violenza e della brutalità a cui può giungere l’uomo, è diventata in pochissimo tempo universale, non è infatti solamente il dramma di un paesino basco, non riguarda solo la Spagna e la sua Guerra Civile, ma è oggi un simbolo e allo stesso tempo un monito, reso ancora più ampio dalla genialità di Picasso.
E non lasciate il secondo piano del museo senza passare dalla sala 210 dov’è proiettato uno dei primissimi film della storia, Danse Serpentine (Danza sinuosa), creato –of course!- dai Fratelli Lumière nel 1897.
E adesso sì, dopo tutte queste emozioni, è ora di scendere giù in cortile, sedersi su una panchina e godersi Carmen, confortati dall’ottimistica idea che quei pezzi di ferro e acciaio che compongono ilmobile di Calder sono sempre lì, in perfetto equilibrio.
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